di M. Adinolfi

Oggi si tiene a Parigi convocato da Macron, che il 70% dei francesi non vuole più all’Eliseo, un vertice europeo con il cancelliere tedesco Scholz che tra sei giorni sarà mandato a casa dagli elettori (il 23 febbraio si vota in Germania) e una Ursula Von der Leyen che è la prova vivente di come la democrazia nell’Ue sia poco considerata: a giugno hanno vinto le forze del cambiamento, esito finale è stato il bis della commissione Ursula. Ci saranno pure il premier laburista britannico, che tutti i sondaggi danno in caduta libera con Farage che addirittura diventa primo partito, insieme al segretario generale della Nato che è l’ex premier olandese trombato nel luglio 2023 Mark Rutte. Ovunque si scrive che si tratta di un vertice per “certificare la contrapposizione al protagonismo di Trump” nella soluzione del conflitto russo-ucraino. Mi auguro che il governo italiano, nell’interesse di una pace da raggiungere in tempi rapidi, eviti un esito del vertice che sia letto come ostile verso chi in meno di un mese dall’insediamento ha ottenuto più risultati contro la guerra rispetto a chi da tre anni la alimenta.

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