di Mario Adinolfi
Non c’è nessun leader che sia durato per tutto il XXI secolo, solo Vladimir Putin. Eletto presidente della Russia a 47 anni il 25 marzo 2000 è ancora oggi in quel ruolo e quando la Costituzione gli impedì di ricandidarsi per un terzo mandato consecutivo fu comunque primo ministro del presidente Medvedev e dunque vero leader reale della federazione. Alle ultime elezioni presidenziali del 17 marzo 2024 ha ottenuto l’88.48% a fronte di un’affluenza al voto del 77.49%, i russi che hanno votato per lui sono stati 76.277.708 ed è l’unico leader eletto dalla maggioranza assoluta della popolazione, minori compresi: la Russia ha infatti 146 milioni di abitanti complessivi.
Quando alla fine del 1991 venne ammainata la bandiera sovietica dal Cremlino, il potere presidenziale finì nelle mani di Boris Eltsin, indimenticabile protagonista di scenette da ubriacone in cui ai meeting internazionali non si reggeva letteralmente in piedi per la troppa vodka. La sua gestione della transizione dal comunismo al capitalismo selvaggio fu disastrosa per la popolazione che patì una stagione di tragica disoccupazione e povertà, con i servizi pubblici a partire da sanità e trasporti che andarono alla deriva. Il consenso di cui gode Putin presso i russi deriva dal fatto che con la sua leadership l’economia si è rimessa in piedi e cresce a ritmi quadrupli ad esempio rispetto all’Unione europea. Sono cresciuti i salari, la disoccupazione praticamente in Russia non esiste (è al 2%), il problema principale è l’inflazione che nel 2024 è scesa sotto il 6%. Sui servizi pubblici si registra una grande efficienza e le 263 stazioni delle 17 linee della metropolitana di Mosca sono una rete che non ha pari in Europa (se ne trovano di più estese solo a Tokyo, Pechino, Seul e Shanghai). Anche la sanità è migliorata e quando Putin prese il potere l’aspettativa di vita di un russo era di 63 anni, oggi è di 73 (per le donne, 78) secondo i dati OMS. Tutto questo avviene nonostante l’ostilità internazionale e le sanzioni economiche comminate alla Russia da oltre un decennio che nel 2014 causarono la crisi del rublo.
A Putin viene rimproverata dall’Occidente la politica aggressiva registrata in Georgia, Cecenia e in particolare verso la Crimea annessa dopo referendum popolare nel 2014 e il Donbass invaso nel 2022 con conseguente guerra con l’Ucraina. Certamente Putin, ex funzionario del KGB, ha una cultura politica che lo conduce a considerare parte della Russia tutti i territori russofoni, è in questo senso un nazionalista intriso anche di religiosità cristiana ortodossa, non a caso il partito che lo sostiene si chiama Russia Unita anche se lui non vi è formalmente iscritto, il presidente è Medvedev e alla Duma ha ottenuto 324 dei 450 seggi. In politica interna Putin adotta una politica di impedimento dell’attività degli oppositori usando anche la leva della magistratura come accaduto nel caso Navalny. Politiche non dissimili da quelle utilizzate da altri sistemi come quello turco o rumeno, che però non lasciano per questo indifferenti e fanno sfociare la democrazia in autocrazia anche per via dell’assassinio di voci critiche contro la presidenza russa, una tra tutte quella della giornalista Politkovskaja. Bin Salman in Arabia Saudita, vedi caso Khashoggi, fa di peggio ma è omaggiato da tutti i potenti della terra e nessuno si sogna di applicare sanzioni a Riad.
Per molti Putin è il nuovo Hitler, la sua Russia è il nuovo Terzo Reich, far finire la guerra con l’Ucraina equivarrebbe alla Conferenza di Monaco del 1938 e al cedimento ai nazisti sui Sudeti. Tale equiparazione arriva non solo da tutti gli opinionisti della carta stampata e della tv, ma anche da massime cariche istituzionali italiane evidentemente dimentiche che l’Italia fu alleata del nazismo e insieme alle sue armate invase la Russia, che pagò la liberazione dell’Europa intera dalle svastiche con 28 milioni di morti. Putin nacque in quella Russia del secondo dopoguerra e non credo sia utile in alcun modo offenderlo e offendere tutti i russi con paragoni che non stanno in piedi.
Sono andato a recuperare un articolo di Sandro Viola su Repubblica che raccontava proprio la prima elezione del giovane e sconosciuto ai più Vladimir Putin alla presidenza russa. Viola racconta con precisione un Putin che oscillava tra due opzioni possibili: unire la Russia alla Nato e stigmatizzare l’espansione della Nato verso Est. Come ha spiegato Papa Francesco, l’abbaiare della Nato per anni contro Mosca ha causato una inevitabile reazione, l’esercito di Kiev che dal 2014 bombardava la popolazione russa nel Donbass facendo 15mila morti ha fornito a Putin il pretesto, se vogliamo usare questa espressione, per sferrare l’attacco. I morti ora sono mezzo milione ed è il caso di finirla lì, riconoscendo che la Russia contrapposta alle armi fornite da 32 nazioni (tra cui gli Stati Uniti) all’Ucraina ha ottenuto un inaspettato risultato: ha vinto la guerra. Ora compito delle opinioni pubbliche è far finire questa guerra e presidiare affinché non ne avvengano altre: per questo il progetto militarista di 800 miliardi di euro intitolato ReArm Europe è pura follia.
Ho scritto questo lungo articolo affinché tutti abbiano un po’ più chiare la figura di Putin, le ragioni del suo vastissimo consenso presso i russi, le dinamiche del suo agire in politica interna e internazionale. Si tratta dell’unico leader che ha tenuto il timone della sua nazione per tutti i 25 anni del XXI secolo e il suo mandato terminerà nel 2030, quindi faremo i conti con lui per disegnare il nostro futuro. Putin non è Hitler, è un leader democraticamente eletto pur non scevro da metodi autocratici, nazionalista, capace di resistere a pressioni inaudite. Ieri ho avuto modo di assistere al confronto televisivo tra i due principali eredi politici di Navalny, il coordinatore delle sue campagne elettorali Maxim Katz e il presidente del fondo da lui istituito Ivan Zhdanov. Una sintesi? Due pazzi. Si davano contro con una violenza di insulti reciproci che il recente match tra Calenda e Travaglio a Accordi e Disaccordi era in confronto un’amichevole conversazione. Ho sempre pensato che chi si augura la morte di Putin o ha tramato per la sua eliminazione fisica non si renda conto di quel che potrebbe essere una Russia senza la guida del suo attuale presidente. Scoppierebbe un caos difficilmente governabile. Che in questi 25 anni non è scoppiato proprio grazie a lui.
Non troverete articoli che vi raccontano queste cose, conservatelo e se ritenete fatelo leggere. Perché ora serve un’opinione pubblica che si liberi dalla russofobia, torni a far sventolare le bandiere di Mosca e di Minsk anche alle competizioni sportive internazionali, chiuda questa parentesi bellica in Europa e costruisca un presente di pace, con un futuro che vada verso il disarmo e non verso il riarmo. Vi fanno credere che Putin sia Hitler solo per giustificare questa rapina da 800 miliardi di euro alla fiscalità generale, cioè alle tasse che pagate voi. Siate svegli e respingete questa manipolazione di massa della verità dei fatti, che io qui ho provato ad esporvi.