di Mario Adinolfi

Sul Corriere della Sera di oggi persino Massimo Gramellini comincia a mettere in dubbio gli effetti dell’ideologia dell’autodeterminazione, è rimasto colpito dal caso della maestra trevigiana che arrotonda su Onlyfans il salario che le passa l’asilo cattolico presso cui è impiegata. Gramellini finalmente si accorge che se propagandi “un’etica e un’epica me-stessista in cui tutto ruota attorno al libero dispiegarsi della personalità individuale”, poi è difficile spiegare alla maestra zoccola cosa c’è di sbagliato nel vendere video della sua intimità pubblicamente. Gramellini scopre l’acqua calda, forse potrà quindi recuperare due principi base: esiste la verità, non tutto è opinabile; esistono il bene e il male, non tutto è ugualmente misurabile solo dal tornaconto personale. Se recuperi questi due principi base, negati fino a ieri dal gramellinismo militante del tutto prono all’ideologia dell’autodeterminazione, allora puoi passare al nodo cruciale: l’esistenza di un principio di autorità che opera affinché non sia negata la verità e il bene prevalga sul male. Solo in una società che riconosce il principio di autorità qualcuno può dire alla maestra che è certamente vero che un’educatrice di bambini non può essere anche una prostituta online e che vendere video della propria intimità è un male.

Ho notato che in molti avete seguito il mio consiglio di guardare le quattro puntate di Adolescence, miniserie che è un capolavoro assoluto incredibilmente girato con quattro piani sequenza da un’ora ciascuno, in cui ci si misura con un atto di estrema violenza compiuto da un ragazzo di tredici anni. Consiglio anche a Gramellini caldamente la visione. Una delle quattro puntate è girata nella scuola che frequenta il protagonista ed è lo specchio del disastro educativo che ha fatto seguito al crollo del principio di autorità. Niente prof. Vecchioni, solo poveri docenti fragili e di fatto incapaci di governare i ragazzi perché è saltato ogni criterio di disciplina: nella stagione delle carriere alias in cui un adolescente può persino giocare con la propria identità, con quale criterio la scuola può essere luogo educativo e formativo? Altro grande risultato dell’ideologia dell’autodeterminazione, facilmente assimilato da ogni adolescente del mondo con la formula: nessuno può dirmi quel che devo fare.

Di conseguenza non stupisce che una trentina di genitori formati alla stessa ideologia abbiano consegnato una lettera all’asilo cattolico affinché la maestra trevigiana non sia licenziata, ma lei stessa si è fatta ormai due conti e pare che gli affari su Onlyfans si siano moltiplicati grazie al clamore mediatico, dunque ora si metterà in ferie e poi smetterà di fare la maestra “perché è un ambito troppo intriso di bigottismo”. Traduzione: si guadagna di più a smutandarsi su Internet. Poiché bene e male sono criteri desueti rispetto ai ragionieristici introiti, l’argomento diventa inattaccabile e chi porta avanti il solo tema dell’inopportunità di quel comportamento finisce dritto sulla lavagna dei bigotti.

Il problema è che a realizzare questo contesto hanno attivamente collaborato tutti i Gramellini e i Vecchioni di turno, sono stati loro a scrivere le tavole di “un’etica e un’epica me-stessista in cui tutto ruota attorno al libero dispiegarsi della personalità individuale”. Questa maestra ha 29 anni, la mia maestra d’asilo annate 1974-77 si chiamava Rosa Primavera e non avrebbe mai neanche lontanamente immaginato di trascorrere il tempo libero a battere per strada, avrebbe provato un’assoluta vergogna alla sola idea di vedersi riconosciuta da qualche genitore di un bambino. Era bigottismo? O era piuttosto una società sana che generava quel senso del pudore, mentre questa è platealmente malata se sono i genitori stessi che mandano i figli in un asilo cattolico a firmare petizioni per difendere il comportamento della maestra?

Alcuni anni fa nel liceo frequentato da mia figlia la preside fece arrestare un ragazzo che a ricreazione spacciava droga in cortile. Anche qui una parte dei genitori si rivoltò contro la preside con dotti argomenti antiproibizionisti sulla liceità del consumo di droghe. Anche qui mi venne in mente la mia scuola, medie e liceo, frequentata tra il 1982 e il 1990. Sarebbe mai stato pensabile uno spacciatore di droghe in cortile?

Adolescence ci racconta che l’ideologia dell’autodeterminazione si propaganda facilmente presso milioni di giovani tramite istituzioni deboli, dalla famiglia che è stata infragilita togliendo di fatto ogni ruolo autoritativo in particolare alla figura paterna, alla Chiesa svuotata di senso religioso e ridotta a associazione di volontariato, fino alla scuola che non sa più neanche comunicare l’esistenza di categorie del bene del male. La frase che deve obbligatoriamente fare da premessa ad ogni ragionamento è diventata “io non giudico”. E se nulla è più giudicabile, allora viva la maestra dell’asilo cattolico su Onlyfans e Gramellini muto. Poi se dalle scuole escono i ragazzi di Adolescence (il ritratto è mirabile, ci ritroverete i vostri figli adolescenti, lo ripeto: non perdetevi questa miniserie) però non potete stupirvi.

Se ognuno è libero di fare tutto, non illudetevi di poter porre limiti. Vi resterà il pianto devastante con cui il papà di Adolescence chiude l’ultima puntata, dicendo solo quattro parole: avrei potuto fare meglio. Già, avremmo potuto tutti fare meglio ma rendercene conto è comunque un primo passo. Che se ne renda conto persino un Gramellini può essere un segnale importante di avvio di un recupero di lucidità.

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