di M. Zannini
Da sempre apprezzo la preparazione storica e la qualità delle argomentazioni di Mario Adinolfi, perché da ottimo giornalista riesce a far riemergere con la precisione di un orologio atomico molti fatti storici del passato che vengono mediaticamente dimenticati per nascondere crimini atroci. È un talento di pochi nel panorama giornalistico e politico odierno, e per questo degno della massima attenzione, con buona pace di molti soggetti di sinistra ai quali dà estremo fastidio.
Il dramma è che nascondendo il passato, si consente a quell’humus che ha reso fertile e nutrito le efferatezze di allora di rigenerarsi anche nel nostro tempo come fosse una cosa buona e positiva.
Chi tra i più maturi d’età cerca di offuscare le memorie di fatti scomodi ad ogni livello negandone la radice ideologica, compie un atto di grave irresponsabilità sociale che non deve scusare nemmeno le nuove generazioni, il cui dovere è quello di conoscere e approfondire puntualmente il passato per potersi creare una coscienza critica personale e di rispetto verso chi la pensa diversamente, senza dar spazio alla violenza.
Non sarà un caso che a distanza di decenni da fatti orribili di cronaca, nel nome della democrazia a senso unico della sinistra, per presentare dei libri o tenere dei convegni su tematiche classificate come «intoccabili», sia sistematicamente necessaria la presenza della Digos per contenere i democraticissimi facinorosi che a suon di urla e violenza vogliono far naufragare le altrui iniziative. Provate voi a parlare pubblicamente di Famiglia naturale composta da mamma e papà, di aborto procurato, del fine vita inteso come sostegno fino all’ultimo della persona. La follia ideologica si scatena irrazionalmente dovunque per zittire quanto, secondo i democratici di turno, non è lecito dire.
Riesumo pure io un ricordo datato 3 Febbraio 2023: proprio Mario Adinolfi, venuto qui a Mestre per presentare il suo libro «Contro l’aborto» è stato bersagliato in ogni modo da gruppi contestatori per impedire il regolare svolgimento della conferenza. È stata necessaria la presenza di oltre trecento agenti e funzionari delle Forze dell’Ordine al fine di garantire l’incolumità dei partecipanti e del relatore. Provate a cercare su Google e vedrete la traccia di «democrazia fascista» lasciata ai posteri da questi soggetti.
Sarà una coincidenza temporale, ma non posso nemmeno evitare di accennare allo stucchevole episodio di pochi giorni fa avvenuto in concomitanza dei festeggiamenti per l’8 Marzo a Venezia, durante i quali è stato immortalato e diffuso sui social il fotogramma di un bimbo posto con lo sguardo rivolto ad un cartello con la scritta «Cannaregio antifascista» in mano ad un consigliere veneziano del PD.
Poverino il bimbo, che da innocente creatura senza nemmeno leggere né scrivere, si è trovato a sua insaputa oggetto di uno squallido spot elettorale contro un fantomatico fascismo il cui termine è stato oramai stravolto, distorto e acquisito per inculcare nelle nuove generazioni una guerra reale contro qualcosa di costruito a tavolino. Già, perché nei fatti, il fascimo oggi ha cambiato sponda ed è stato completamente assimilato dalla sinistra. A chi è privo di capacità argomentativa ed è incapace di confrontarsi pacatamente e rispettosamente nelle opportune sedi con l’altro, rimane solo di costruirsi un nemico ad hoc da combattere per darsi un tono, e giustificare il proprio vuoto esistenziale e di proposte per il bene della società.
Per questa sinistra esausta, senza capacità alcuna di promuovere la difesa dei più deboli, oggi definirsi antifascista è l’unico modo per crearsi una ragione d’esistere, e per alcuni purtroppo, vergognosa scusante per perpetrare disordini pubblici sfogando le proprie frustrazioni personali. L’assurdo cortocircuito è che in tale gioco delle parti l’antifascista si comporta da perfetto fascista. I fatti ne sono testimoni.
Conosco personalmente gente del PD e della sinistra in generale della quale ho il massimo rispetto pur essendo di visione politica completamente opposta alla mia, e con la quale si può discutere tranquillamente senza arrivare all’insulto o alla violenza. Purtroppo restano delle mosche bianche in un panorama politico oramai impazzito che prevede la distruzione ideologica e umana dell’avversario. A questi colleghi ancora sani lancio l’invito ad estirpare la violenza dissociandosi pubblicamente da quanti la praticano, rispettando i giovani che sono troppo frequentemente recettori di mezze verità e molta idologia calate da vecchi di partito per fare proselitismo politico, e soprattutto di lasciare fuori dai giochi gli infanti, per non tornare alle brutalità che il nostro Paese ha purtroppo già vissuto. Che sia un sogno possibile da realizzarsi?
M. Zannini – Coordinatore Veneto de Il Popolo della Famiglia
L’originale dell’articolo di Mario Adinolfi si può leggere seguendo il sottostante link:
https://veneto.ilpopolodellafamiglia.it/2025/03/13/per-aver-scritto-un-tema-in-classe/