di M. Zannini
Fermo restando che una donna non va toccata nemmeno con un fiore, in queste ultime ore abbiamo assistito all’ennesimo cortocircuito di questo governo che sta assomigliando sempre più alla peggiore sinistra.
Ci propina infatti un nuovo ddl tutto nuovo e brilluccicante per punire il femminicidio, che si badi bene, è un termine ideologico e già distorto fin dalla radice perchè agli occhi di tutti privo nel gergo corrente di un complementare e naturale maschicidio. All’atto pratico, se un maschio fa del male alla femmina o la femmina fa del male ad un maschio, nulla cambia, perché in entrambi i casi sempre di violenza si tratta, e come tale va punita.
Dunque con quale scopo si sceglie di promulgare una legge specifica la cui discriminante fondamentale è proprio il sesso di chi subisce il reato che alla fine è ridondante con la normativa già in vigore?
Sarebbe stato forse più utile far sì che l’attuale legislazione per i reati di omicidio di uomini e donne, di fatto equa e indistintamente applicabile ad entrambi i sessi, venisse seriamente applicata dalla magistratura senza sconti di pena, indulti e cavilli vari, che sminuiscono le pene iniziali già ben stabilite dal codice a favore di chi si macchia di crimini efferati, e che in tempi significativamente ridotti può uscire dal carcere. La deterrenza che manca dall’applicazione reale delle leggi, ha portato il nostro paese ad una deriva che appare senza ritorno circa l’insicurezza dei cittadini e l’espandersi di episodi di violenza anche familiare. Benvenga certamente il recupero del detenuto maschio o femmina che sia nei tempi previsti dalla pena, purchè chi ha subito il torto dall’aguzzino oltre al danno non si trovi a subire anche la beffa di una iniqua detenzione, come fin troppo spesso leggiamo sulla cronaca dei quotidiani. Ma qui si apre un altro tema e non è questa la sede per affrontarlo.
Tornando al quesito iniziale, a cosa serve un ddl femminicidio promosso in tempi veloci per ridondare quanto già esistente?
Fatalità siamo in perfetto sincronismo con la data dell’8 Marzo, ma se vogliamo parlare di festeggiamenti, pare più che si possa celebrare il colpo di grazia alla credibilità di un governo che cerca di restare a galla aggrappandosi anche a quelle ideologie di sinistra che dovevano, per coerenza meloniana, essere fuori dalle sue corde.
Il ddl sul femminicido nasce solo e palesemente per cercare consensi. Nulla più. Sarebbe stato molto più lungimirante riprendere in mano e proporre il Reddito di Maternità per le donne che voglione mettere al mondo dei figli, come proponemmo noi de Il Popolo della Famiglia già nel 2018. Chi conosce il PdF sa bene che non ne abbiamo mai fatto una questione di copyright dell’idea: non ci interessava apparire, ma chiunque dei partiti al governo avesse avuto il coraggio di attuare questa iniziativa avrebbe avuto il nostro pieno appoggio. Si sarebbe generato un meccanismo virtuoso di natalità che invece ancora adesso resta un sogno nel cassetto, mentre l’assenza di figli sta già minando da anni il futuro del welfare, delle pensioni, della sanità e di tutte quei meccanismi essenziali alla società che per continuare ad esistere hanno bisogno di una continuità generazionale.
Invece nisba. In questo tempo purtroppo sprecato, sarebbero potuti nascere migliaia di bimbi e invece siamo qui a sopportare nuovo fumo ideologico negli occhi che sommato alle ingenti spese destinate agli armamenti, stanno manifestando chiaramente quanto questo governo, esattamente come i precedenti, non voglia bene all’Italia. I fatti parlano da soli.
Un naturale pensiero finale va alle bambine che vengono deliberatamente soppresse nel grembo delle loro madri a causa dell’aborto. A questo punto speriamo almeno che il ddl possa essere emendato per tutelare pure loro e possano vedere la luce.
Non una di meno, no?