di Mario Adinolfi

I russi hanno amore profondo per la loro storia, la studiano e la coltivano, ne pretendono il rispetto perché bagnata da fiumi di sangue versato per proteggere la loro indipendenza da chi voleva assoggettarli. Per questo se Mattarella li paragona al Terzo Reich, una portavoce del Cremlino immediatamente ricorda i ventisette milioni di morti che Mosca sacrificò nella guerra ai nazisti (e anche ai poveri italiani dell’Armir spediti dai fascisti al macello in Russia senza mezzi neanche per proteggersi dal freddo); se Macron annuncia di voler schierare soldati francesi in Ucraina, Putin in persona gli ricorda la fine che fecero i soldati di Napoleone; se la tedesca Von del Leyen annuncia il Rearm Europe per 800 miliardi in funzione antirussa, Lavrov ricorda quanto caro costò al tedesco Hitler l’assalto alla Russia.

Noi la nostra storia la studiamo invece poco. In particolare la nostra storia militare è fatta di furbate come il contingente spedito dalla sera alla mattina a far per secondi fini la guerra di Crimea nel 1854, i Cacciatori delle Alpi a stuzzicare l’Austria per provocare la seconda guerra d’indipendenza del 1859, la baracconata dei Mille, l’onta della disfatta di Adua contro Menelik nel 1896, il voltafaccia del 1914, il disastro di Caporetto e l’incapacità del generale Cadorna, la viltà dell’uso dei gas contro gli etiopi nel 1936, gli infiniti errori militari di Mussolini che si fece mettere sotto persino dalla Grecia, la vergogna dell’8 settembre, la fuga dei Savoia e del generale Badoglio, la Liberazione che spacciamo per nostra tramite la Resistenza ma fu attuata in realtà dagli angloamericani che occuparono il nostro Paese cacciando gli occupanti nazisti. Siamo sempre stati un popolo dominato, una nazione a sovranità limitata dipendente dalle superpotenze del tempo: Austria, “Franza o Spagna purché se magna”, Germania nazista, Stati Uniti d’America e ora con Rearm Europe ci stiamo assoggettando all’Ue che da Bruxelles ci ordinerà di come bruciare 30 miliardi di euro l’anno per trasformarci in quel che non siamo mai stati, un popolo guerriero.

L’Italia è la terra di un popolo di genio, forse il picco assoluto del genio e della civiltà che si può trovare in questo mondo, ma non del genio militare. La guerra non la sappiamo fare forse perché in fondo in fondo non la vogliamo fare e infatti siamo i soli a vietarne con norma costituzionale l’utilizzo “come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Se studiassimo la nostra storia e rileggessimo l’articolo 11 della Costituzione ci renderemmo conto che Rearm Europe è un piano incompatibile con il nostro Paese, che ha decisamente altre priorità. E se studiassimo la storia in generale capiremmo che spendere 800 miliardi di euro in armamenti che l’Europa immagina di usare in funzione antirussa ha come unico effetto quello di avvicinare una catastrofe le cui conseguenze le pagherà l’Europa, non la Russia.

Non è un caso che Macron e la Von der Leyen siano uno francese come Napoleone e l’altra tedesca come Hitler. Ma noi che c’entriamo? E come fa la settimana prossima la sinistra italiana a scendere in piazza per inneggiare a questa Europa che si riarma massicciamente e fa di bombe, missili, carri armati la propria tragica oltre che costosissima priorità? Cara ci costa la paura che abbiamo del ciclone Trump…

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