di Mario Adinolfi
Liliana Segre, ultima superstite ad aver vissuto l’abisso di Auschwitz, ha posto il tema: mai avrebbe immaginato che “l’antisemitismo, che c’è sempre stato, ma era un tabù, oggi si sarebbe fatto così manifesto, sfacciato, vergognoso, disgustoso”. E, bisogna aggiungere: di sinistra.
La comunità ebraica di Milano ha disertato, in polemica con l’Associazione nazionale partigiani (Anpi), l’incontro con gli studenti per la Giornata della memoria. Il rabbino capo della comunità di Roma, Riccardo Di Segni, dice che “l’Anpi fa battaglie che contraddicono i suoi scopi istituzionali” e quello di Trieste, Alexander Meloni, la dice fuori dai denti: “Oggi l’antisemitismo più pericoloso e più attivo viene dalle sinistre”. D’altronde la Brigata ebraica viene sempre contestata alle manifestazioni per il 25 aprile (da anni, non c’entra la guerra a Gaza) e quelli di Cambiare rotta, organizzazione giovanile comunista nota per aver messo un fantoccio di Elon Musk a testa in giù a piazzale Loreto, sono espliciti sostenitori di Hamas e considerano il massacro di civili israeliani del 7 ottobre “un atto rivoluzionario della resistenza palestinese che ha messo a nudo la natura dello Stato sionista”. Insomma antisemitismo travestito da antisionismo, visto che la stragrande maggioranza dei 15 milioni di ebrei vive o si riconosce nello Stato di Israele, che Hamas vuole distruggere e che buona parte della sinistra mondiale ritiene fondato illegittimamente su una violenza paragonabile a quella nazista (di qui l’uso della parola “genocidio” tramutata in atto d’accusa per i governanti israeliani, accusa che Liliana Segre e tutti gli ebrei trovano insopportabile oltre che ingiusta proprio per l’assonanza con ciò che subirono da parte dei tedeschi, oggettivamente oltre che numericamente imparagonabile con quel che è accaduto a Gaza).
Se ascolti una corrispondenza di Francesca Mannocchi per La7 o leggi una paginata di Repubblica soprattutto dopo che Maurizio Molinari è stato cacciato dalla direzione (anche perché sgradito a parte della redazione proprio perché ebreo e filoisraeliano, con tanto di scioperi e voti di sfiducia a seguito dell’intervista al cantante Ghali bloccata perché s’era rifiutato di rispondere a una domanda sul 7 ottobre) capisci chiaramente cosa pensano a sinistra: Israele è genocida, il suo premier è un criminale di guerra che deve marcire per il resto dei suoi giorni in galera, nella striscia di Gaza dominata da Hamas l’odio per lo Stato ebraico e desiderarne la distruzione sono sentimenti che oscillano tra il comprensibile e il condivisibile.
Quando Liliana Segre parla di “antisemitismo sfacciato, vergognoso, disgustoso” a tutto questo si riferisce. Le destre, in Italia e nel mondo, non sono antisemite. Tra i tanti rimproveri che si fanno a Meloni e a Orban, a Trump e a Musk non c’è l’antisemitismo. L’antisemitismo oggi è di sinistra e basta frequentare un qualsiasi collettivo studentesco di quelli che impediscono agli interlocutori ebrei anche solo di mettere piede all’università per rendersi conto del problema. Io non prendo posizione a favore di israeliani o palestinesi, ho scritto da tempo che non credo neanche alla soluzione “due popoli due Stati” che mi pare francamente irrealizzabile, per me l’unica soluzione per quel territorio è confederale sul modello svizzero ma non è questo il luogo per avviare la discussione.
Oggi io credo che fossi nei panni di Liliana Segre sarei veramente triste, per tutto quello che da ragazza visse ottant’anni fa, nel vedere una sinistra che formalmente la osanna nelle cerimonie commemorative ma nel presente in realtà coltiva il germe di un odio distruttivo. Provo sincera empatia per questa donna che a tredici anni si trovò a dover sopravvivere ad Auschwitz e oggi deve vivere sotto scorta perché simbolo odiato del popolo ebraico. Mi chiedo come possa la sinistra chiedere continuamente abiure a coloro che considerano eredi attuali del fascismo per i fatti del 1944 e allo stesso tempo essere fiancheggiatrice dell’odio antisemita esploso nel 2024. Liliana Segre fu deportata il 30 gennaio 1944 a Auschwitz con il padre, poi furono arrestati e deportati lì anche i nonni, uccisi tutti nelle camere a gas.
Dei 776 under 14 ebrei italiani presenti nei campi dì concentramento nazisti sopravvissero in 25. Contro una donna ultranovantenne che ha vissuto tutto questo piovono quotidianamente minacce e insulti a valanga soprattutto sui social, qualcuno più noto come Gabriele Rubini in arte Chef Rubio espressione della sinistra apertamente pro-Hamas è stato pure denunciato. I magistrati di Roma nel marzo 2024 lo hanno costretto a rimuovere dai social alcuni suoi messaggi esplicitamente antisemiti, ma sugli insulti a Liliana Segre un pm milanese proprio pochi giorni fa ha chiesto l’archiviazione spiegando che sì le frasi erano “lesive della reputazione” della Segre e con valenza diffamatoria, ma solo “astrattamente” perché tali parole devono “contestualizzarsi all’interno del dibattito social”. Ecco, davanti a questi giri di parole che di fatto legittimano l’antisemitismo di sinistra più vigliacco (perché tra compagni si coprono), io al posto di Liliana Segre avrei presentato le dimissioni da senatore a vita. Invece stranamente la notizia di questa strana richiesta d’archiviazione proprio a ridosso della Giornata della Memoria sui giornali non è proprio arrivata, ne leggete per la prima volta qui anche se Liliana Segre proprio dopo questa notizia ha scelto di non partecipare ad alcuni eventi dichiarandosi “stanca” per gli insulti ricevuti.
Suggerisco di guardare il docufilm intitolato Liliana, distribuito in 260 sale. Un cinema di Modena che lo ha messo in programmazione pubblicando la locandina sui social è stato sommerso dagli insulti contro la Segre definita dai più gentili “parassita perniciosa”. Primo Levi morì suicida affermando che “la peste non c’è più, ma l’infezione circola silenziosa”. Neanche troppo silenziosa, direi, con la sinistra che ne è totalmente responsabile e dovrebbe tenere meno celebrazioni ipocrite, ponendosi invece il problema di un’autocritica che sradichi questa vergogna.